Emangiosarcoma del cane ovvero come perdere una compagna di vita

emangiosarcoma

Ho cominciato a scrivere come fosse una terapia per il mio dolore. Scrivere emangiosarcoma, o anche solo pensare a questa parola che fino a qualche mese fa neanche conoscevo, mi permette di prendere le distanze da un dolore che come un acido mi corrode da dentro. Purtroppo la terapia, vera, per questo tumore del cane, di fatto non esiste.

In questo momento ho quarantasette anni, la mia vita si è intrecciata con quella dei cani da ormai tanto tempo, e tanto tempo vuole dire avere già perso altri cani, altri compagni di vita. Di ognuno porto un ricordo indelebile che si intreccia inevitabilmente tanto con i bei ricordi che con gli ultimi tristissimi ricordi.

Un cane è, in ultima analisi, un essere dotato di empatia e di capacità di donare senza nulla chiedere in cambio immense. La sua vita, per natura, deve durare molto meno della vita di un umano.
E’ come se fosse l’altra faccia della medaglia.

Quasi come se un demiurgo qualsiasi avesse fatto questi doni alla razza canina in cambio di una vita piuttosto breve. Probabilmente alla razza umana avrà detto:

“Tu uomo sarai stronzo, irrispettoso ed egoista ma potrai campare, al massimo, a volte quasi 100 anni”.

“Tu cane sarai fedele, leale ed empatico, ma per un periodo piuttosto breve”. Dalla serie non si può avere tutto.

Tornando alla mia esperienza, la durezza con cui questo sarcoma ha colpito mi ha letteralmente lasciato senza fiato. Non avevo provato mai niente del genere nelle mie esperienze passate.

Queste poche righe spero potranno essere di conforto ad altre persone che purtroppo vivranno in futuro oppure hanno già vissuto questo dramma.

A me uno strano tipo di conforto è venuto anche da un libro che ho trovato per caso. Cercavo un famoso libro di Schrödinger e invece ho trovato: L’Opossum di Schrödinger Come vivono e percepiscono la morte gli animali – Susana Monsó. Questo saggio, mi ha fatto notare e “capire” delle cose alle quali prima non avevo mai fatto attenzione. Su questo sto già sviluppando un articolo dedicato.

L’inizio

Cloe era un meticcio labrador, molto empatico. Aveva raggiunto da un po’ l’età di 11 anni e se la stava cavando molto bene, a parte un respiro un po’ affannato dovuto a quello che poi scoprimmo essere una parziale paralisi della laringe.

La nostra casa è organizzata attorno ad un branco che è/era formato da quattro cani. Argo il fratello gemello di Cloe, Nanà un meticcio pastore dell’Anatolia salvato da mia moglie prima che andasse in un rifugio per una rinuncia di proprietà e per ultimo Richy un meticcio maremmano/abruzzese la cui storia meriterebbe un articolo a se. E magari qualcuno lo sta già scrivendo.

Il 18 luglio 2023 senza alcuna avvisaglia precedente, mentre ero al comando Provinciale per una importante inaugurazione mia moglie mi chiama e mi dice che Cloe sta male. E’ molto mogia e giù. Addirittura non sta mangiando.

Una delle caratteristiche di Cloe era proprio essere una specie di aspirapolvere con il cibo. Il fatto che non mangiasse neanche imboccata era un segnale molto forte.

Ci arrabattiamo per trovare un veterinario che possa visitare in urgenza il cane, e che magari abbia anche la possibilità di fare delle ecografie. I sintomi sono molto vicini a qualcosa relativo al cuore.

Il pomeriggio ci rechiamo per la prima volta all’ambulatorio veterinario di San Marino dove oltre alla veterinaria che ci segue a casa per i vaccini c’è anche la titolare.

Già ascoltando con il fonendoscopio il cuore, i toni si sentono lontani. Con una ecografia “fast” si nota un versamento al pericardio che è la membrana che contiene il cuore. Se lo spazio attorno al cuore è pieno di liquido, il liquido per sua natura è incomprimibile, perciò il cuore fatica molto di più a pompare il sangue ed il cane collassa.

I cani, però, sono bravissimi a compensare tutte le brutte cose che gli succedono, e quindi già prima di portarla dal veterinario Cloe si era già ripresa ed era bella arzilla come al solito. Il cane che dimostra di stare male si trasforma ben presto da predatore a preda, quindi a meno che non siano in fin di vita, cercheranno in tutti i modi di dissimulare il loro stato di salute.

Il versamento però proprio non è una cosa da sottovalutare per cui infiliamo una ecografia del cuore e dell’addome il giorno seguente, fatta con una cardiologa.

L’esito non è conclusivo, si vede bene il versamento che si sta riassorbendo, e si vedono delle formazioni “strane” nella milza. Per cui come diagnosi il versamento cardiaco potrebbe essere dato da appunto un emangiosarcoma oppure da una tempesta istaminica (di fatto una specie di reazione simile a quelle allergiche) dovuta ad un mastocitoma, un tumore sempre maligno della pelle. Per le “macchie” sulla milza si ipotizza sempre l’emangiosarcoma o una manifestazione di ematopoeiesi extramidollare (i globuli rossi che vengono creati fuori dal midollo, in questo caso nella milza, di solito per sopperire a mancanze del midollo stesso). Solo che anche ad un attento esame non ci sono mastocitomi e non ci sono elementi per propendere per una diagnosi specifica.

Ci viene proposto di fare una TAC con contrasto in un centro di veterinario di Pesaro la settimana seguente.

L’illusione

Torniamo a casa e qualche giorno dopo Argo, il gemello di Cloe annusa in modo insistente la sua coscia destra. Ci insospettiamo e guardiamo con attenzione in mezzo al pelo fitto stile labrador cosa ci sia in quella coscia. Troviamo una escrescenza molto strana, che ha l’aspetto di un tumore benigno dei cani anziani. Vista la diagnosi incerta di qualche giorno prima, la riportiamo dal veterinario per fare un’analisi citologica.

L’esame invece ci da una bella botta, si tratta proprio di un mastocitoma. E’ sicuramente maligno. La TAC a questo punto è proprio necessaria per “stadiare” l’evoluzione di questo tumore. Di mastocitoma si può morire. Con l’occasione visto che si tratterà di una TAC total body potremo vedere anche le altre cose strane che si erano viste in ecografia.

L’esito della TAC è abbastanza nero, le formazioni della milza (e anche nel fegato che in ecografia non erano state refertate) hanno aspetto, al contrasto, decisamente maligno. Durante la sedazione vengono prelevati dei campioni citologici che però impiegheranno alcuni giorni per essere analizzati. Tutto fa supporre che il responsabile di tutto possa essere veramente un emangiosarcoma. Ci segue una oncologa molto brava che era presente anche all’esecuzione della TAC. Parallelamente cominciamo a cercare su internet e a parlare con i veterinari che conosciamo, lo sconforto comincia a salire.

In tutto questo una magra consolazione il mastocitoma è in uno stadio molto precoce e non desta preoccupazioni imminenti.

Arrivano i risultati degli esami citologici, non ci sono tracce di cellule maligne, ma solo di eritrociti (compatibili con l’ematopoiesi extramidollare). La Cloe intanto è in ottima forma, non ha più avuto scompensi. Buone notizie? Buone notizie un cazzo.

L’epilogo

Pochi giorni dopo la Cloe subisce un altro scompenso, la portiamo a fare una ecografia veloce e scopriamo che al versamento pericardico si è aggiunto un versamento in addome abbastanza più importante. Riusciamo per la prima volta a fare un esame citologico prelevando un po’ di liquido. E’ sangue, ed anche qui non ci sono tracce di cellule maligne. Però capiamo che ormai quasi tutti gli organi interni stanno sanguinando. Sembrerebbe un emangiosarcoma, ma non ci sono evidenze certe. Non possiamo neanche iniziare una terapia in questo modo.

Facciamo altri due passaggi di cui l’ultimo particolarmente importate. Portiamo la Cloe che intanto è tornata vispa ed allegra prima a Futuravet a Tolentino MC. Poi alla clinica San Marco di Veggiano PD.

Ci si prospetta un intervento in laparoscopia esplorativa per capire cosa ci possa essere dentro. Ma intanto è quasi ferragosto, e non si trova nessuno che possa fare l’intervento. Mentre a Veggiano, con gli strumenti che hanno ci propongono di fare una seconda TAC con molta più risoluzione. Ci segue il direttore sanitario della struttura. Quindi si parte per la provincia di Padova.

L’emangiosarcoma

La diagnosi è finalmente certa. Con la cardioTac disponibile nella struttura si riesce a vedere una massa nell’auricola destra del cuore. Questa è tipica solo dell’emangiosarcoma. La prognosi è infausta, al massimo in un mese ci dobbiamo preparare a salutare la nostra cucciola.

E’ il 10 di agosto, il 6 di settembre dopo una crisi molto più forte delle altre chiamiamo la nostra veterinaria per l’eutanasia. In questo mese passato è stata quasi sempre bene, insisteva per fare delle passeggiate, l’abbiamo riempita e ci siamo fatti riempire di coccole. Sicuramente non sembrava un cane che volesse mollare. E’ questo fino alla fine, anche se le continue emorragie la stavano dissanguando. I cani compensano tutto quello che gli succede, cercano di essere cani, sempre. Questo per noi umani è proprio un bel insegnamento.

La durezza di questa esperienza

Abbiamo sentito con particolare durezza questa malattia. La diagnosi effettuata a Veggiano è stata precisa e inappellabile, di fatto una condanna. Il cane che abbiamo riportato a casa è stato il nostro cane vivace ed empatico fino alla fine. Voleva saltare sul divano, fare le passeggiate e spazzolare come il cibo nella solita maniera.

Le informazioni che avevamo erano però di un cane che ad ogni salto, ad ogni sforzo avrebbe potuto rompere una delle masse e passare a miglior vita.

Ho ancora negli occhi il suo muso che anche quando è arrivato il veterinario per l’eutanasia non voleva arrendersi. Eppure era totalmente compromessa e quasi senza più sangue in circolo.

Cloe ha amato la vita, i suoi umani ed il suo branco, e lo ha fatto fino all’ultimo.

La tecnologia ed il metodo

Ma come siamo arrivati a questo epilogo, perché ci sono state illusioni e conferme.

Il primo problema è la tecnologia. Una massa sul cuore, con metodi non invasivi, non si vede per problemi tecnologici. Il cuore si muove molto veloce, i cani grandi come la Cloe hanno una frequenza cardiaca simile agli esseri umani. I cani grossi hanno anche molta “carne”, che vuol dire molta attenuazione per esempio nell’ecografia. Molta attenuazione vuole dire che è necessario usare frequenze basse. Frequenze basse vuole dire poca risoluzione dell’ecografia (l’onda ultrasonora è larga) e che, per esempio, quello stiamo osservando si sposta un poco tra il picco di un’onda ultrasonora ed l’altro (i picchi dell’onda ultrasonora si muovono con lentezza a causa della bassa frequenza).

Quindi la migliore immagine che posso vedere non ha potere risolutivo ed è probabilmente un po’ mossa. Anche con le TAC come quella di Pesaro il problema non migliora, il cuore, anche di un cane sedato, si muove troppo velocemente e l’immagine viene mossa. Non si riescono a vedere piccole masse sul cuore.

Le altre masse invece si vedono bene, eventualmente, con il contrasto anche la loro più o meno spiccata caratteristica maligna. Ma senza un esame istologico, non è possibile risalire con precisione al tipo di tumore o escludere totalmente forme benigne.

Questi limiti invece non esistono con lo strumento della clinica San Marco una dual source TAC 384 strati (Siemens Force). E’ una attrezzatura di derivazione pediatrica che è in grado di fare un fermo immagine del cuore mentre batte.

Altra domanda, sono stati fatti ben più di un esame citologico (cioè che preleva delle cellule, diverso da istologico che preleva dei pezzetti). Perché gli esiti sono stati sempre negativi?

La milza è per sua natura un organo che contiene veramente tanto sangue, anche le masse di emangiosarcoma contengono tantissimo sangue. Anche i sanguinamenti da queste masse, contengono tantissimo sangue. Se aspiro un po’ di cellule da un versamento ematico è statisticamente molto difficile trovare cellule maligne. Questa è la spiegazione del “falso negativo”.

Io non sono un veterinario o un medico, questa cosa mi è stata spiegata molto bene dal direttore sanitario della clinica San Marco.

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