Ospitando un sito che si chiama spiraleaurea non mi posso esimere dal provare a dare una valutazione della spirale aurea e della successione di Fibonacci anche nella musica. Questo numero, il 432, viene in maniera più o meno fantasiosa, collegato alla sezione aurea. Di fatto il numero non appartiene alla sequenza di Fibonacci.
Però in molti siti, potrei dire “new age”, è diffusa la convinzione che la musica con accordatura a 432 Hz sia più rilassante e coerente con il nostro mantra rispetto alla musica accordata rispetto al La centrale di 440 Hz. L’accordatura a 440Hz viene definita artificiale ed eccitante, perfetta per le marce militari. Non so, l’argomento merita sicuramente un approfondimento.
L’orecchio umano
Partiamo dalle cose semplici e note o meglio dire verificabili. Di fatto l’orecchio umano risponde ai suoni in scala logaritmica/esponenziale. Questo vuol dire che l’orecchio ha in se un minimo di spirale aurea naturale, visto che si basano sullo stesso tipo di scala. Cosa vuole dire questo per l’orecchio? Vuole dire che un suono di volume (pressione) linearmente doppio, non ci fa sentire un rumore doppio. Per sentire il doppio del rumore il suono deve essere esponenzialmente doppio. Per questo i suoni sono scalati in decibel: dB.
In particolare il doppio in dB per una serie di formule logaritmiche che non sto a riportare è + 6dB, mentre un incremento di un ordine di grandezza è +20dB.
Parlando di pressioni: una chiacchierata a voce normale con nostro amico, di solito, fa arrivare al nostro timpano una pressione massima di circa 20 mPa (60 dB). Se raddoppiamo la pressione a 40 mPa all’orecchio arriveranno non il doppio ma 66 dB. Se aumentiamo la pressione di un ordine di grandezza, cioè di dieci volte, passando da 20 mPa a 0,2 Pa all’orecchio arriveranno 80 dB.
Questa è una cosa singolare, strana. Se per esempio mi schiaccio un dito con una certa pressione, ho un certo tipo di male. Se mi schiaccio il dito con il doppio della pressione, penserei di avere il doppio di male, non +6dB di male … Non saprei, e non ho proprio voglia di fare un esperimento per scoprirlo. Sicuramente se applico il doppio della forza, sollevo il doppio del peso, attriti a parte, questo esperimento invece lo faccio molto spesso al lavoro. E funziona proprio così.
La natura ha proprio dei comportamenti strani, ma belli.
E la frequenza 432 o 440??
La frequenza è il numero di volte al secondo1 che una nota emessa da uno strumento fa vibrare l’aria.
Questa vibrando crea una pressione sul timpano. La pressione e la sua variazione continua nel tempo viene poi assorbita meccanicamente dalle strutture interne dell’orecchio e quindi decodificata dal cervello come suono, e classificata da altre strutture decisamente più complesse come nota.
Il suono ha quindi una caratteristica fisica, a volte addirittura visibile, di aria o di una corda che vibra, ma ha anche una caratteristica intima, data dal cervello che decodifica la vibrazione e ci fa “sentire”.
I suoni posso essere parole, musica, rumori; possono essere “belli” o “cacofonici”.
Perché alcuni suoni, sia essi singoli, oppure in armonia, accontentano di più il nostro cervello?
Perché altri ci sembrano stridenti, a tratti insopportabili?
Partendo da qui, è possibile che “intonazioni” diverse di uno strumento ci diano diverse risposte emotive?
Esperimenti
Per gioco ho provato ad accordare la mia chitarra sia con il LA a 432 Hz, sia con il LA a 440 Hz e a registrare qualche battuta di un famoso tema. Ho nominato i due temi come “A” e “B”, senza fare riferimenti all’accordatura utilizzata. Poi ho notato che su YouTube pullula di video di test fatti così. Siccome sono timido e non allenandomi molto suono abbastanza di merda, ho pensato fosse più sensato mettere uno di questi video a caso.
Oltre che su piattaforme social, esperimenti del genere sono stati già effettuati anche presso alcune università italiane ed estere e pubblicati su PubMed.
Calamassi D, Pomponi GP. Music Tuned to 440 Hz Versus 432 Hz and the Health Effects: A Double-blind Cross-over Pilot Study.
Calamassi D, Li Vigni ML, Fumagalli C, Gheri F, Pomponi GP, Bambi S. The Listening to music tuned to 440 Hz versus 432 Hz to reduce anxiety and stress in emergency nurses during the COVID-19 pandemic: a double-blind, randomized controlled pilot study.
E, se pur con dati limitati, sembrerebbe essere migliore la musica intonata a 432 Hz.
Chissà cosa potrà venire fuori da questo nostro piccolo test, su un altrettanto piccolo campione. Io ho provato ad ascoltare con attenzione e avrei detto esattamente il contrario.
Sicuramente fuggo via quando chi propende per una teoria comincia a parlare di complotti, dei poteri forti che hanno scelto le accordature a 440Hz per soggiogare le masse …
E la distanza fra le note?
I suoni sono convenzionalmente collegati a delle note. I suoni, però, esistono bene prima che l’uomo abbia inventato, o scoperto, la musica. Il cinguettio di un uccellino, il vento che si insinua tra gli alberi, il tamburellare di un picchio su un albero, sono tutti suoni di origine naturale che non sono stati fatti da musicisti. E per questo avulsi da ogni tipo di complotto. Eppure di fatto molto musicali, secondo l’esperienza umana.
L’uomo, già in un lontanissimo passato, ha cominciato a creare degli strumenti tecnologici atti a produrre musica. Forse proprio imitando la natura e gli animali. Ha scoperto ben presto che, se si usavano più strumenti, questi andavano messi d’accordo tra loro. Unico modo per arrivare ad una produzione di suoni “più belli” e più armonici. Gli stessi strumenti andavano poi costruiti in modo da emettere suoni opportunamente scalati dal più grave, al più acuto. Il modo di dividere questi spazi sonori si chiama appunto, scala. Ogni singola suono di questa scala, si chiama nota.
Esistono moltissimi modi di “scalare” una scala. E facilmente ogni tipo di scala è in grado di trasmetterci una sensazione, una emozione diversa.
Prendendo ad esempio i due tipi di scale più diffuse qui in occidente, la scala maggiore e minore, sono stati pubblicati alcuni articoli in cui, a livello neurofisiologico, si studia le risposte in termini di emozioni al tipo di scala. E non solo, anche alla direzione (verso l’acuto o verso il grave) in cui vengono suonate le scale.
Si è capito che scale minori suonate dall’alto verso il basso ci rendono tristi, mentre scale maggiori suonate dal basso verso l’alto, ci rendono più allegri.
Burnham BR, Long E, Zeide J. Pitch direction on the perception of major and minor modes. Atten Percept Psychophys. 2021 Jan;83(1):399-414. doi: 10.3758/s13414-020-02198-6. Epub 2020 Nov 23. PMID: 33230730.
Emozioni e fatti fisici
Ci deve essere quindi qualcosa di nascosto in tutto questo. Siamo partiti da numeri (440 e 432), siamo arrivati a delle pressioni e alla scala logaritmica dei Decibel, e da qui siamo finiti a scoprire che se applichiamo questi numeri ai suoni, questi suoni possono renderci più tristi o più allegri.
Così come per la bellezza in senso estetico, data dal senso della vista che abbiamo incontrato in questo articolo, anche per la musica ci deve essere un processo simile che avviene all’interno delle nostre cellule celebrali che ci fa “sentire” in modo diverso quello che ascoltiamo.
Come per la bellezza visiva, anche in questo caso, la ricerca è ben stimolata dai ritorni delle agenzie di marketing, pubblicità, case discografiche.
La ricerca della formula della bellezza è appena iniziata.